ll Signore di cui è l’oracolo in Delfi non dice e non nasconde: significa. 
Eraclito Fr. 120 (DK 101)

 Metamorfosi è una delle parole in cui meglio ritrovo il mio fare artistico inteso come cambio di natura, come snaturamento. In tal senso, concepisco la mia pittura come una sorta di alambicco alchemico, capace di elaborare gli elementi propri della vita, che spesso, sono in opposizione fra loro.
Il mio è un lavoro specializzato sulla percezione, è una riflessione costante e indefessa, fatta di rimandi continui: da un lato la realtà percipiente e dall’altro la realtà percepita. In questa dialettica, interno ed esterno perdono sempre di più la loro distinzione, sino al raggiungimento di una sintesi capace di generare un’ulteriore realtà: il dipinto. In esso i costituenti dell’identità si svelano progressivamente e si integrano in una unità coerente.
Quando lavoro su un’immagine, la scelgo per la sua attrattiva, per la sua capacità di suscitare il mio desiderio: il desiderio ci rifornisce di energia, ed è proprio quella energia che rimane imbrigliata nel dipinto.
E’ chiaro che per me l’attività artistica risponda al tentativo di conoscersi.
La mia esperienza artistica è solo agli inizi; all’incirca da nove mesi mi dedico con assiduità all’attività pittorica; in passato tentai più volte di dedicami seriamente alla pittura, ma furono sempre tentativi scostanti e brevi. Oggi invece, sono convinto che, se si manterranno le condizioni per un lavoro continuativo, ben presto raggiungerò un primissimo livello di maturità artistica.
I soggetti che vivono nei miei lavori si riferiscono al femminile, inteso come Principio.
Il paesaggio è un elemento centrale: rappresenta il mondo che ci circonda, e svela alla spiritualità dell’artista, i misteri del sacro e del profano.
Il mio sguardo sul paesaggio varia; posso decidere di prenderlo da vicino, di vederlo al microscopio, o di prenderlo da lontano: in ogni sguardo però, si cela sempre la ricerca del divino.
La pittura diventa un processo di indagine, di conoscenza e di sintesi; grazie ad essa, mi ritiro con me stesso, non per nascondermi, ma per conoscere il mondo da una posizione molto interna. Si tratta di un lavoro con il mondo delle forme, con il visibile, ponti grazie ai quali, raggiungo le informazioni.
Trovo che la pittura sia intimamente legata al concetto di verità descritta dal termine greco aletheia; grazie all’attività pittorica infatti, la verità si rivela progressivamente in un venire alla luce della vita (Heidegger), a partire da un’oscurità irriducibile che circonda, nasconde e protegge, un luogo in cui si dirada l’oscurità.

Francesco Mattioli